Che dire Schirio? … è stata una strana combinazione essere a
Limone proprio il giorno del tuo ultimo (?) volo. E non solo, ero proprio sopra
di te, al Morel. Me ne stavo al sole con Lara. Ci godevamo la splendida
giornata, quell’azzurro così intenso che c’è solo in montagna e il bianco della
neve. E poi c’erano certe nuvole candide che decoravano il cielo in continuo
movimento. Abbiamo sentito l’elicottero, e ci siamo dette che sicuramente erano
due che si erano scontrati, che già al mattino ne avevamo visti di quegli
imbecilli che con tutto lo spazio che c’è….
Comunque, dopo un po’ mi telefona Mariano e mi dà la
notizia. Devo essere sincera, e so che tu la sincerità l’apprezzavi anche
quando era brutale, dopo la sorpresa iniziale non è che mi sia salito il
dolore, un po’ di dispiacere sì. In fondo noi non ci si parlava più da anni,
dopo quel litigio furibondo in negozio, io più pazza e iraconda di te, da vedere
rosso sangue e perdere il lume della ragione all’istante. Due caratteri
difficili, i nostri. E non siamo più riusciti a riavvicinarci. Ci tenevamo
prudentemente a debita distanza. Forse proprio nei miei ultimissimi mesi a
Limone abbiamo condiviso uno spazio ristretto e uno sguardo benevolo.
E poi, con tutto quello che hai combinato nella tua vita
“spericolata”, ti avevo dato per morto già da un pezzo! Anzi che quasi quasi mi
sorprendevo a pensare che tu fossi anche capace di scombinare le statistiche
scientifiche relative alla tua “categoria”, e a questa parola sono certa che
saresti saltato su e mi avresti insultato
ben bene in uno dei tuoi soliti modi coloriti e irripetibili.
A proposito di coloriture e originalità, ricordo molto
chiaramente quello stronzo di plastica che ai tempi del pub non perdevi
occasione di farmi trovare ogni dove come se le parole non bastassero a
esprimere il tuo sentimento. E quanto te la ridevi!
Ricordo un sacco di cose di te. Eri uno che lasciava il
segno, nel bene e nel male. Il volo a Montecarlo, la tua guida che dire nervosa
è un eufemismo, (sei stato l’unico, oltre a un innominabile qui, che è riuscito
a farmi vomitare in macchina)… i libri di alpinismo, quelli scritti dai
grandissimi scalatori e quelli di foto stupende. Come sapevi personalizzare un
ambiente tu, pochi altri. Ci mettevi un sacco di roba, vita vissuta, miti,
sogni. E in fondo è fatta di tutto ciò, la vita.
Comunque la sera sono venuta con Mariano a vederti. Lì con
il retro X della Patagonia e la giacca arancione vecchia di decenni. La
vestimenta perfetta per ogni occasione. E ti ho guardato ben bene. Avevi
un’espressione sorniona, un sorrisetto dietro la bocca dietro gli occhi, non so
bene dove, ma c’era, e diceva: ecco io ora sono di qua, e adesso sono cazzi
vostri!