LA MAI SPOON RIVER

lunedì 20 marzo 2017

Carlo Chirio

Che dire Schirio? … è stata una strana combinazione essere a Limone proprio il giorno del tuo ultimo (?) volo. E non solo, ero proprio sopra di te, al Morel. Me ne stavo al sole con Lara. Ci godevamo la splendida giornata, quell’azzurro così intenso che c’è solo in montagna e il bianco della neve. E poi c’erano certe nuvole candide che decoravano il cielo in continuo movimento. Abbiamo sentito l’elicottero, e ci siamo dette che sicuramente erano due che si erano scontrati, che già al mattino ne avevamo visti di quegli imbecilli che con tutto lo spazio che c’è….
Comunque, dopo un po’ mi telefona Mariano e mi dà la notizia. Devo essere sincera, e so che tu la sincerità l’apprezzavi anche quando era brutale, dopo la sorpresa iniziale non è che mi sia salito il dolore, un po’ di dispiacere sì. In fondo noi non ci si parlava più da anni, dopo quel litigio furibondo in negozio, io più pazza e iraconda di te, da vedere rosso sangue e perdere il lume della ragione all’istante. Due caratteri difficili, i nostri. E non siamo più riusciti a riavvicinarci. Ci tenevamo prudentemente a debita distanza. Forse proprio nei miei ultimissimi mesi a Limone abbiamo condiviso uno spazio ristretto e uno sguardo benevolo.
E poi, con tutto quello che hai combinato nella tua vita “spericolata”, ti avevo dato per morto già da un pezzo! Anzi che quasi quasi mi sorprendevo a pensare che tu fossi anche capace di scombinare le statistiche scientifiche relative alla tua “categoria”, e a questa parola sono certa che saresti saltato su  e mi avresti insultato ben bene in uno dei tuoi soliti modi coloriti e irripetibili.
A proposito di coloriture e originalità, ricordo molto chiaramente quello stronzo di plastica che ai tempi del pub non perdevi occasione di farmi trovare ogni dove come se le parole non bastassero a esprimere il tuo sentimento. E quanto te la ridevi!
Ricordo un sacco di cose di te. Eri uno che lasciava il segno, nel bene e nel male. Il volo a Montecarlo, la tua guida che dire nervosa è un eufemismo, (sei stato l’unico, oltre a un innominabile qui, che è riuscito a farmi vomitare in macchina)… i libri di alpinismo, quelli scritti dai grandissimi scalatori e quelli di foto stupende. Come sapevi personalizzare un ambiente tu, pochi altri. Ci mettevi un sacco di roba, vita vissuta, miti, sogni. E in fondo è fatta di tutto ciò, la vita.
Comunque la sera sono venuta con Mariano a vederti. Lì con il retro X della Patagonia e la giacca arancione vecchia di decenni. La vestimenta perfetta per ogni occasione. E ti ho guardato ben bene. Avevi un’espressione sorniona, un sorrisetto dietro la bocca dietro gli occhi, non so bene dove, ma c’era, e diceva: ecco io ora sono di qua, e adesso sono cazzi vostri!